La scorsa settimana abbiamo definitivamente traslocato lo studio dei Madyon, quello che vedete in queste foto.
Lo studio si trovava al piano interrato della casa dei miei genitori. In fase di progettazione della casa doveva essere adibito a classica tavernetta ma dal 2005 era diventato il luogo dove Cristian poteva “fare casino con la musica senza dare fastidio a nessuno”.
In questo posto nel 2012 sono nati i Madyon e nei primi video caricati su YouTube si possono notare alcuni dettagli che ne svelano il carattere “domestico”. Qui sono stati scritti e arrangiati tutti i brani della band. Qui sono stati girati e montati tutti i video pubblicati.
Nel 2015 il locale subì un’importante ristrutturazione portata avanti da me e Pol, il bassista dei Madyon, ed il risultato fu qualcosa di più di un semplice home studio di audio/video registrazione. Aprimmo le porte ai musicisti che da sempre ci chiedevano come venissero realizzati i nostri video e nacque quindi il progetto LOHMA, la prima WebTV in Italia a proporre musica dal vivo.
In questo posto, solo per LOHMA, in 18 mesi sono stati registrati 104 artisti per un totale di 280 video realizzati dei quali 103 pubblicati sul canale YouTube. Sono passati da qui artisti come Federico Poggipollini, Omar Pedrini, Perturbazione, Zibba, Eugenio In Via Di Gioia, Daniele Celona, Bianco, Daniele Ronda… e molti altri.
Qui è stato realizzato il primo EP dei Safehaus, arrivati appositamente da Glastonbury per lavorare alla loro musica con noi.
Per i Madyon sono stati prodotti 95 video.
In questi giorni ho provato un po’ di tristezza perché, tra queste quattro mura, c’è una grande fetta della nostra storia. Della mia storia. Notti insonni passate a fare cose, a suonare, scrivere, cazzeggiare, pianificare e sognare… spesso letteralmente dormendo sul divano blu. Quello del video di “Come Home”.
Un sacco di tempo investito per costruire ricordi indelebili, tra i più importanti della mia vita.
Questo capitolo si chiude qui, con un po’ di malinconia, un po’ di tristezza.
Ma come spesso accade, dai momenti brutti si prende lo slancio per ricostruire qualcosa di nuovo, qualcosa di più grande. Ed io non vedo l’ora di poter inaugurare il nuovo e super tecnologico studio di audio/video registrazione privato dei Madyon, realizzato in centro a Cuneo e pensato appositamente per la nostra musica.
A presto 🙂

Oggi “Roll The Shadows” dei Madyon compie 4 anni.

Ricordo perfettamente il giorno della pubblicazione. Eravamo tutti molto tesi. Stavamo vivendo un periodo pessimo dopo la scomparsa di Paolo. E come noi tanta altra gente stava soffrendo.

 

Giovedì 19 maggio 2016.

Il nostro amico fotografo Silvano Berni (Six) venne a Cuneo appositamente da Piacenza per passare la serata con noi. Quella stessa sera ci fu l’inaugurazione dell’Open Baladin Cuneo, uno dei locali più grandi della città e i proprietari avevano deciso di regalare una copia del nuovo disco dei Madyon ai primi 100 clienti dopo la mezzanotte. C’era tantissima gente.

Qualche aperitivo, cena e poi ci dirigemmo in quel locale.

Ricordo che fui intervistato da Mauro Pellegrino, storica voce di Radio Montecarlo e la stessa sera firmai anche il mio primo autografo. Ero davvero imbarazzato perché mi faceva strano. Penso farebbe strano a chiunque ma, allo scoccare della mezzanotte, quasi tutti i clienti che avevano ricevuto la loro copia di “Roll The Shadows” vennero a chiedermi di firmagliela e qualcuno mi chiese anche una dedica. Ecco. Mi avessero chiesto di pulire il water di Trainspotting avrei preferito: io ho una calligrafia pessima… ma lasciamo perdere.

La serata finì in spensieratezza tra risate, ricordi e ovviamente birre in vistosa abbondanza.

Six dormì a casa mia e non posso non ricordare un aneddoto.

“Che bel gatto che hai!”

Io non ho nessun gatto. Mi voltai immediatamente e vidi un coso peloso, grigio scuro che mi fissava con gli occhi sgranati. In pratica un gatto. Il classico gatto. IN CASA MIA. Mi era entrato un gatto in casa.

Venti secondi dopo tornammo ad essere gli unici esseri viventi in quella casa. La bestia fu invitata “gentilmente” a tornare nella sua residenza, nell’appartamento al piano di sotto.

 

Venerdì 20 maggio 2016.

Mi svegliai e, ancora dal letto, diedi un’occhiata alla classifica di iTunes. Vidi che “Roll The Shadows” era alla posizione n.80 dei dischi più venduti in Italia. Vabbè.

Mi chiamarono molte persone quel giorno, alcuni per dirmi cosa ne pensavano del disco, qualcuno per dirmi che la sua canzone preferita era la 8 (peccato che l’EP avesse solo 6 tracce), qualcuno solo per fare due parole… ma non potrò mai scordare la telefonata di Lele Luciano nel tardo pomeriggio. Io stavo entrando nello studio di registrazione dei Madyon, non avevo niente da fare di preciso, ci stavo andando così, una sorta di rito.

“Cristian! Complimenti! Ho visto su iTunes che siete alla posizione n.15 dei dischi più venduti in Italia!”

Wow. Non potevo crederci. La campagna promozionale aveva funzionato e la classifica si stava pian piano aggiornando con tutti i Pre-Order dei trenta giorni precedenti.

Ci riunimmo tutti a casa mia. Seguivamo sullo schermo del soggiorno l’aggiornamento della classifica come se fosse la finale dei mondiali. Allo scoccare della mezzanotte si sarebbero confermate le posizioni di debutto discografico. Ero tesissimo. Uscimmo per rilassarci un attimo, tornammo nel locale della sera precedente ma inutile dire che il pensiero fosse costantemente lì.

Allo scoccare della mezzanotte, su iTunes il disco si trovava alla posizione n.9 dei dischi più venduti in Italia. Era Top10.

Uscii dal locale, andai in quell’area di Piazza Foro Boario attrezzata con panchine e tavolini e mi misi a piangere.

“SI CAZZO! VAFFANCULO! A tutti quegli stronzi che non hanno mai creduto in noi! A tutti quelli che non ci rispettavano quando facevamo le cover su YouTube! ANDATE TUTTI AFFANCULO! MERDE!”

Vorrei poter dire di aver fatto una figura migliore… ma inutile che racconti cazzate. Le parole che urlai mentre piangevo sono praticamente state quelle. Ero frustrato, avevamo lavorato tanto, avevamo perso un amico. Quello sfogo fu liberatorio. In quei momenti anche a uno scettico come me viene da pensare che ci possa essere qualcuno che dall’alto ti stia aiutando. Oggi dei numeri non me ne frega niente ma a suo tempo erano importanti, erano il nostro biglietto da visita nel mercato discografico.

Tornai a casa e scrissi un post sul mio blog intitolato “La Differenza”.

 

Sabato 21 maggio 2016.

Mi svegliai e nell’arco della giornata ricevetti diverse telefonate.

“Pronto? Buongiorno, lavoro per questo magazine/blog. Scusi ma… chi cavolo siete?”

Sabato 2 luglio 2016.

Caldo mostruoso. La temperatura era già fastidiosa quando io e Pol (il bassista dei Madyon) partimmo la mattina presto da Cuneo ma arrivati a Torino il clima diventò insopportabile.

Quel giorno, per la prima volta, avremmo registrato al di fuori del nostro studio le sessioni di LOHMA, il canale YouTube che avevamo aperto per valorizzare altre realtà sommerse del panorama indipendente, sulla base dell’esperienza dei Madyon.

Avevamo affittato i locali di un circolo nel mezzo del quartiere San Salvario e il calendario della giornata era al completo con quattro sessioni di registrazione per altrettante band da registrare. Ci saremmo fermati soltanto un’oretta a pranzo.

E fu proprio poco prima di pranzo che ricevemmo una telefonata.

“Ciao, mi chiamo Silvia Harrison, mi hanno detto che oggi registrate le sessioni per il canale YouTube LOHMA. Mi trovo qui a Torino con la band Safehaus di Glastonbury che vorrebbe registrare un paio di brani, sono molto bravi…”

Ovviamente l’unico spazio libero era l’ora di pranzo e la mia fiducia nel prossimo scarseggia ormai da anni.

“Immagino che per allestire il set e registrare serva molto tempo ma loro ottimizzerebbero facendo una sola take, buona la prima, fidatevi: sono davvero bravi”

Incuriosito accettai.

Ben, Jim, Robin e Paul collegarono i loro strumenti sapendo di avere una sola take a disposizione. Un cenno di intesa e “two, three, four”.

Il brano si intitolava “Leave It All” e, una volta finito, io e Pol ci guardammo non riuscendo a togliere dalle nostre facce quel sorrisino isterico di chi è allo stesso tempo incredulo, stupito, felice e impressionato. Un brano stupendo, un’esecuzione emozionante e travolgente.

 

Non potevo immaginare che da quel momento in avanti sarebbero cambiate così tante cose nella mia vita. Soltanto un mese dopo sarei stato con quella band nello studio dei Madyon per registrare e produrre il loro primo EP. E poi tanti concerti, tanti palchi condivisi e tanti momenti di spensieratezza passati a ridere, parlare di progetti futuri e sogni. Talvolta in Italia, talvolta in UK.

La vita però è stronza, lo sappiamo tutti, o quasi. Se mi incontrate in giro e vi va di parlarne io ci sto, chiunque voi siate.

Esattamente due anni fa, oggi, ci è stato strappato uno dei più bravi songwriter che io abbia mai conosciuto, il mio amico Ben Kench, due giorni dopo aver suonato sullo stesso palco con lui a Glastonbury. Non posso dire di essere stato un suo amico “storico” ma in un anno abbiamo condiviso tanto ed abbiamo vissuto insieme emozioni viscerali, di quelle che lasciano il segno. Veramente.
Ho imparato tanto da lui, ascoltando e analizzando le sue canzoni, i suoi testi. Tutte cose che oggi applico inconsciamente nei nuovi brani dei Madyon. Brani che custodisco sul mio telefono e che pian piano pubblicheremo, quando sarà il momento.

Oggi voglio ricordare Ben con quello che da tutti i Madyon e i Safehaus è stato decretato come il momento più bello vissuto insieme. Non si tratta di un evento pubblico ma dell’after show improvvisato tra di noi in una camera di hotel dopo aver suonato insieme all’Harvest Music Festival. Un ricordo di un valore inestimabile che durerà per sempre.

Live forever.