Ho la fortuna e il grandissimo onore di lavorare con delle persone umanamente meravigliose. Da sempre. Persone con buonsenso, senso di giustizia e soprattutto con il coraggio di portare avanti questi ideali.

Nessuno lo sa ma esattamente 3 mesi fa la band dei Madyon si è sciolta, distrutta da una catastrofe inimmaginabile. I Madyon non esistevano più. Tutti i loro sogni… niente.
Per attaccare con decisione devi per forza scoprire la guardia e noi l’avevamo fatto, investendo le nostre vite su quel progetto. Non potevamo immaginare che in quel momento la vita avrebbe colpito così duramente. E così giù, al tappeto. Ed io, per la prima volta in tanti anni, senza la minima forza di rialzarmi.

Vaffanculo a tutto. Vaffanculo a chi tira le fila di un destino crudele e ingiusto. Vaffanculo anche a me, perché la mia filosofia causativa alla fine mi porta sempre a pensare a cos’avrei potuto fare io per evitare tutto questo.

Poi però è successa una cosa inaspettata. Sono comparse delle persone che hanno fatto un passo avanti e sono venute a cercarmi. Alcune di loro lavoravano con me ai Madyon da anni, dietro le quinte, dietro a un mixer o a una videocamera ed hanno deciso di passare in prima linea. Altre non le conoscevo e si sono presentate dicendomi

“Questa cosa non può finire qui, non è giusto, soprattutto per lui… e noi vogliamo darti una mano, non sappiamo come ma ti daremo una mano a ricostruire”.

Queste persone hanno un nome e si chiamano Anna, Ezio, Pol, Fabrizio, Michele, Kenu, Marco, Six, Lele… ai quali probabilmente non fa neanche piacere che io li citi, conoscendo il grado di umiltà che li contraddistingue.

Da qui siamo ripartiti, moralmente e praticamente, insieme, tutti spinti da un sentimento comune. Musicisti che, in quanto tali, avrebbero voluto prima di tutto poter esprimere il loro talento come compositori… ma che si sono adattati con coraggio alla condizione di dover mettere la faccia per portare avanti un ideale. Perché gli ideali vincono lo spazio e il tempo. Vincono la morte.

Come la musica.

In ogni istante ho avuto paura di perderli per strada. Negli ultimi mesi, in una situazione in cui nessuno muoveva un dito per aiutarmi in modo pratico, loro sono stati il mio unico appiglio. E ogni volta che ho visto il loro nome comparire sul cellulare ho avuto il timore che mi stessero chiamando per dire

“Mi dispiace Cristian… non ce la faccio”.

E invece no. Nessuno ha mai indietreggiato di un millimetro, solidi e uniti come una squadra di rugby. E il motivo glielo si può leggere negli occhi: queste persone sanno di fare la cosa giusta.

Faremo come abbiamo sempre fatto, ci comporteremo come un gruppo e valuteremo il parere di tutti noi, compreso quello di chi purtroppo non c’è più.

C’è una cosa però che non faremo mai: non spettacolarizzeremo mai il dolore. Non lo porteremo mai in piazza o al pub, in cerca di compassione. Quando una cosa conta veramente è inevitabile che ci siano lacrime… ma crediamo siano lacrime da versare in privato.

Noi non ricorderemo mai Paolo per il giorno in cui è mancato, per il vuoto incolmabile che questa tragedia ha creato nelle nostre vite. Noi lo ricorderemo in vita, per ciò che ci ha lasciato, per ciò che ci ha insegnato. Non spettacolarizzeremo mai la sua assenza o la sua “non presenza” ma celebreremo la continuità del progetto di cui faceva parte con la vita. Mostrando le persone che con grande coraggio si fanno carico di un onore immenso. Ci comporteremo come abbiamo fatto negli ultimi mesi, come se lui fosse accanto a noi. E lo sarà in ogni video, su ogni palco.

Ci sono momenti in cui le chitarre sono davvero pesanti da sorreggere ed io ringrazio le tantissime persone che negli ultimi giorni ci hanno scritto, mostrando grandissimo affetto e rispetto. Soprattutto verso chi, in questo caso, in questo video, ha dimostrato di avere forza e coraggio da vendere.

Grazie a queste persone la musica dei Madyon non si fermerà ed io sono davvero onorato di lavorare con loro.

 

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